Educazione e Disciplina

Di recente io e mio marito abbiamo avuto l’opportunità di condividere sulla disciplina per una seria su Youtube sulla genitorialità. Quando chiesto: Descrivi lo stile educativo messo in atto nella vostra casa? (valori fondanti, principi su cui non c’è da negoziare, situazioni in cui avete spinto all’autonomia, ecc.) 

Però in un video breve con 4 persone che intervengono, è difficile approfondire l’argomento o parlare in dettaglio. Quindi, volevo approfondire con un articolo per genitori che potrebbero essere interessati nel argomento. Ecco la nostra risposta.

Il nostro obiettivo principale come genitori è quello di discepolare i nostri figli. Di insegnargli a riconoscere la differenza fra il bene ed il male e come poter scegliere ciò che è giusto. Come chiedere aiuto a noi o al Signore quando sono in difficoltà, e chiedere scusa quando sbagliano. Crediamo molto nel valore dell’insegnamento. Se non hanno modo di capire cosa hanno sbagliato e perché una scelta diversa sarebbe migliore, allora sarà più difficile scegliere diversamente la prossima volta. Non ci aspettiamo la perfezione. Sappiamo che sbaglieranno e crediamo che quegli errori sono un’opportunità per crescere, e per migliorare le nostre relazioni. 

Quando si parla della punizione ed il rinforzo positivo (premi), credo che c’ è un posto per la punizione e c’è un ruolo per i premi, ma che si deve fare attenzione in come vengono utilizzati. 

PUNIZIONE: 

Se la correzione serve per insegnare, allora è utile collegarlo al comportamento. Se grido “vattene nella tua stanza, non ti voglio vedere!” e mio figlio va in stanza per giocare videogiochi per il pomeriggio. E poi non parliamo più di cosa è successo, cosa ho ottenuto realmente?? La punizione non ha insegnato niente. è improbabile che sceglie diversamente la prossima volta. Invece la punizione è positivo se insegna una lezione. 

Per esempio uno dei nostri figli ha difficoltà a condividere le proprie cose. Quindi una punizione per non aver condiviso con gli altri potrebbe essere che l’altro può utilizzare quell’oggetto per un periodo di tempo (se tolgo soltanto l’oggetto non impara a condividere. Se lo do al fratellino o sorellina, deve imparare). Quindi la punizione ha sforzato questo figlio ad affrontare la sua difficoltà nel condividere le cose.

Un altro esempio è che uno dei nostri figli era abbastanza esplosivo quando arrabbiato. Prima di dialogare con questo figlio, lo mandavamo in stanza per un timeout. Questa era la sua “punizione” , ma in realtà serviva per insegnare a calmarsi prima di cercare di risolvere il conflitto. Quindi ha imparato qualcosa di importante per se stesso nel risolvere conflitti.

Se i miei figli stavano litigando e trattandosi male, magari li facevo sedere a tavola e scrivere 20 cose che amano del fratello o della sorella. Quindi la punizione ha anche aiutato loro a ricordarsi delle cose belle del altro! Che facilmente si possono dimenticare durante un litigio. O quando i miei figli stanno litigando come punizione devono rimanere abbracciati fino a quando non riescono a chiedere scusa e perdonare l’altro. Dopo non molto tempo non possono che ridere.  

RINFORZO POSITIVO:

Se mio figlio fa un capriccio perché non può avere un gelato e dico, “ti compro un gelato se smetti di piangere”, sto premiando un comportamento negativo.  Questo mi da la certezza che la prossima volta che non ottiene cosa vuole, inizierà a gridare ed a piangere di nuovo.

Invece un uso positivo della premiazione potrebbe essere: Ogni volta che metti a posto i tuoi giocattoli senza che io te lo devo chiedere, ti do un adesivo. Quando ricevi 10 adesivi possiamo andare a comprare un gelato. La premiazione dovrebbe rinforzare un comportamento positivo, non uno negativo. 

La punizione o rinforzo positivo precede l’insegnamento. Se mio figlio è arrabbiato e da una botta alla sorella, sarà difficile in quel momento poter dialogare con lui. Invece, se primo do un timeout. Lui ha modo di calmarsi e riusciamo a parlare. Quindi la punizione è un timeout, ma mi da opportunità di poter insegnare la lezione. 

Costanza:

Quante volte ho sentito dire, Ho provato ma è troppo difficile! Continua a piangere, o continua a fare i capricci, o continua a fare male al fratellino. O che mi hanno detto, eh si, ma tu sei tu. Per me non funziona.

Non c’è una soluzione istantanea per cambiare un comportamento. Ci vuole tempo, costanza e creatività. Non arrenderti se una soluzione non porta cambiamento la prima volta. Sii costante.

Mi ricordo quando la nostra piccola faceva i capricci e la mettevo i timeout fino a quando non si calmava. Io la mettevo e lei si alzava. Io la rimettevo, e lei si alzava di nuovo. Ed è andata avanti così per giorni, prima che ha capito che il tempo passava più in fretta se rimaneva seduta. Nel frattempo mi sono stancata. Non è semplice. La costanza richiede un’energia che spesso pensiamo di non avere. 

4 cose che mi hanno aiutato ad essere costanti:

1- La preghiera. Chiedere forza al Signore quando non c’è la facevo più,

2- Chiedere aiuto al mio coniuge. Combattere insieme. Fate a turni. Sostenete l’altro nell’essere costanti.

3- Ricordarmi quanto è importante gettare il fondamento. Quando sono piccoli, fra 18 mesi e 4 anni, stai costruendo per il futuro. Stai insegnando le regole e aspettative della vostra famiglia. Se ha 2 anni, 3 anni, insisti che non riesci a sentire il tuo piccolo se piange e grida, e che deve usare le sue parole tranquille. Allora impara come usare le sue parole con tranquillità. Invece, se non getti quel fondamento quando è piccolo continua ad avere un comportamento non piacevole anche da grande. 

4- Ricordarmi che non sono l’unica. Aiuta ricordarsi che non sei l’unica. Perché a volte ci sentiamo che nessuno ci capisce, che la nostra situazione è più difficile, che la nostra situazione è unica, è diverso….questo modo di pensare ci isola. Non parliamo con nessuno e non chiediamo consiglio, perché nessuno mi può capire. O ci lamentiamo soltanto perché l’altro non può veramente aiutarmi a risolvere. Invece, quando mi rendo conto che ogni genitore ha situazioni difficili, allora non mi sento sola e posso chiedere aiuto.

Facciamo Squadra! Crediamo che sia anche molto importante sostenere il proprio coniuge. 

Parliamo tanto da sempre. Come pensiamo la cosa, cosa pensa l’altro. Preghiamo insieme per chiedere direzione e saggezza. Quando non siamo d’accordo su qualcosa che l’altro ha detto lo diciamo dopo in privato, e cerchiamo una soluzione. Mostriamo rispetto sia in privato che davanti ai ragazzi. 

Per esempio:

  • Abbiamo deciso il posto del Time-out. Entrambe sapevamo dove fosse. Se uno dei bimbi era in time-out nessuno dei genitori andava a confortare. Se il bimbo voleva uscire dal time-out sapeva, e gli veniva ricordato, che doveva andare dal genitore che l’avesse messo in time out. 
  • Per adolescenti. Non mettiamo più in time out. ci accordiamo sempre su un’azione di disciplina (togliere cell, non poter uscire) 

Sii presente

Il modo più facile per evitare è evadere (rimanere a lavoro, andare da amici, hobby, cell, TV, vai da tua madre). 

La possibilità di insegnare avviene attraverso la relazione, l’esserci. Se siamo presenti solo fisicamente, o interagiamo con loro solo per sgridarli, sarà molto difficile avere l’opportunità di insegnare qualcosa di valore. Se vogliamo che la disciplina abbia un effetto positivo, nella vita dei nostri figli, dobbiamo avere una relazione con loro. E questo vale per ogni età!!! Se pensi che i tuoi figli adolescenti ormai sono grandi, e quindi devono cavarsela da soli, perdi un opportunità d’insegnare. 

La disciplina serve per correggere ed insegnare. Quindi la disciplina non è semplicemente per punire un comportamento, ma per insegnare perché un comportamento è sbagliato e quale sarebbe una scelta migliore la prossima volta. 

Per esempio: Se il fratello dava una botta alla sorellina, davamo una conseguenza, magari un timeout, poi dopo il timeout prendavamo tempo per spiegare l’importanza di usare le sue parole, che va bene essere frustrata o anche arrabbiato, ma è cosa facciamo con quei sentimenti che è importante. 

Attraverso la disciplina cerchiamo di insegnare non solo come modificare il loro comportamento, ma anche come relazionarsi con Gesù. 

Per esempio: Parlando sempre della situazione di prima. Dopo il timeout, e la conversazione, avremo preso del tempo per pregare con lui, insegnando lui come chiedere perdono a Gesù per il suo comportamento ed aiuto per usare le sue parole ed avere più pazienza con la sorella. Hai modo di insegnare cose importanti come la grazia, il perdono e la pazienza attraverso situazioni normali di ogni giorno.

E cerchiamo di insegnare loro non solo come relazionarsi con Gesù, ma anche come relazionarsi con il prossimo.

Cerchiamo di rispondere a domande come perché è importante saper risolvere il conflitto? Perché è importante comunicare i nostri bisogni, frustrazioni, e sentimenti? 

Per esempio: Mia sorella mi stava dando fastidio e quindi ho alzato la voce e le ho spinto. Ok. Quale potrebbe essere una soluzione migliore? Usare le tue parole? Dire come ti senti e di cosa hai bisogno? E perché è importante saper usare le tue parole? Perchè nel crescere non potrai usare le mani o gridare ogni volta che non ti piace una situazione o che qualcuno ti fa arrabbiare. Quando non ti piace le richieste del tuo capo, devi poter ragionare con lui. Quando ti senti ferita da qualcosa che tuo marito ti dice, risolvi poco se inizi a gridare. Stai facendo pratica per tutta la tua vita. Magari questo è un discorso che puoi fare con un figlio dell’età della scuola elementare o un adolescente. Ma funziona anche con i piccoli. Usando frasi come, “Gesù vuole che usiamo le parole e non le mani.” “Mamma non ti capisce se gridi e piangi. Quando ti calmi ti posso ascoltare.” Sono frasi molto semplici ma che comunque insegnano un principio importante.

Attraverso la disciplina, attraverso queste situazioni normali, quotidiane, hai modo di insegnare come creare una relazione sana con Gesù, con il prossimo, e come fare scelte migliori. 

Se punisci soltanto, perdi l’opportunità di insegnare. Se ignori il comportamento perdi l’opportunità di insegnare. 

Grazia

Prima ho detto che non ci aspettiamo la perfezione dei nostri figli, ma aiutiamo ad imparare dagli errori. Ma lo stesso vale per noi genitori. Dobbiamo avere grazia con noi stessi e perseverare in ogni stagione. Possiamo anche noi imparare dai nostri errori, chiedere scusa (anche ai nostri figli!!), e cercare di fare diversamente la prossima volta.

Subentra la stanchezza a volte, o lo scoraggiamento. Non arrenderti. Perché abbiamo una responsabilità come genitori, insegnare ai nostri figli, ma abbiamo anche l’opportunità di imparare attraverso la nostra relazione con loro. 

Non siamo la famiglia “Mulino bianco” Avere grazia con se stessi. 

Delle cose che ho detto forse il 30% delle volte va come vorrei. Dio sa, i figli sanno, noi sappiamo di non essere perfetti. Avere uno standard è una bussola che indica e orienta. Senza quella sicuramente sarebbe peggio. 

Impariamo insieme. Un giorno alla volta. L’Importante è provare..impegnarsi a dare il massimo, ad amare, ed insegnare sempre in ogni stagione.

Forza genitori! L’educazione e la disciplina sono importanti!!

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